L'uso continuo del cellulare provoca il cancro

L'uso continuo del cellulare provoca il cancro

L'uso del cellulare provoca il cancro
Riconosciuto il nesso di causa-effetto tra il tumore al cervello e l'uso del telefono cellulare ripetuto nel corso della giornata.
 
Sentenza shock: l'uso non corretto del cellulare è causa del tumore al cervello. La prova è stata raggiunta nel corso di una causa davanti al tribunale di Ivrea: il giudice ha appena emesso una sentenza di condanna nei confronti dell'Inail a risarcire gli eredi di un dipendente Telecom che, per 15 anni, aveva utilizzato il telefonino per tre ore al giorno.
Non è la prima volta che, in un tribunale italiano, viene affermato il principio secondo cui il cellulare provoca il cancro al cervello. Già nel 2012 la Cassazione aveva raggiunto la medesima convinzione ritenendo sussistente una «ragionevole certezza» (e non la semplice probabilità) dell'esistenza di un legame tra tumore e le radiazioni elettromagnetiche emesse dal cellulare (leggi Cassazione: il cellulare provoca il tumore). Insomma, chi per lavoro è costretto a utilizzare spesso il telefonino e non usa gli auricolari per propria incuria può ugualmente ottenere, a seguito della diagnosi di un tumore al cervello, il risarcimento per la malattia professionale. E non conta che sia stato il dipendente stesso a non prendere le dovute precauzioni dalle onde, cosa che sarebbe ben possibile utilizzando anche un auricolare bluetooth.
La sentenza del Tribunale di Ivrea riconosce quindi il forte legame che sussiste tra il cancro al cervello e l'uso di un telefono cellulare fanno sapere gli avvocati che hanno patrocinato la causa.
Il cellulare fa male. La conferma non è però così recente come sembrerebbe. Già nel 2011 la Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) aveva appurato l'effetto cancerogeno delle onde elettromagnetiche del telefonino, inserendo così il cellulare tra i dispositivo pericolosi (categoria 2b). «Il fatto che nel 2017 i tribunali italiani riconoscano già in primo grado la causa oncogena insita nei campi elettromagnetici generati dal cellulare è il segno del continuo avanzamento delle conoscenze scientifiche» spiega il legale del dipendente ammalatosi, il quale – in conferenza stampa – ha confessato che, inizialmente, aveva creduto di essere affetto solo da un'infezione all'orecchio.
Sulle pagine di Repubblica, l'avvocato Renato Ambrosio spiega: «abbiamo avuto difficoltà sul profilo medico e scientifico perché ci è stato detto che non c'erano prove che potesse creare un tumore, ma è stato detto che non si poteva anche dire il contrario. Questa sentenza invece dice proprio che c'è un nesso causale ed è per questo che ora chi ci governa debba prendersi la responsabilità di fare qualcosa». Ad essere maggiormente esposti al rischio per la salute sono i bambini e le donne in gravidanza.
Fonte: La legge per Tutti.